Polveriera caucasica

Articolo pubblicato su Dissipatio 

Il Caucaso, affacciato sul Mar Nero e sul Caspio, confine naturale tra l’Europa e l’Asia, è stato nella storia uno degli unici due punti di contatto tra l’Unione Sovietica e un Paese Nato, oltre a ricoprire il ruolo di serbatoio petrolifero di Mosca. Il collasso dell’Urss di inizio anni ’90 ha portato alla separazione politica della regione: i territori settentrionali, tra cui spiccano Cecenia e Daghestan, sono rimasti sotto il controllo della nascente Federazione Russa, mentre le ex-repubbliche sovietiche di Georgia, Armenia e Azerbaigian hanno dichiarato la propria indipendenza. Perno cruciale della politica estera sovietica, il Caucaso si è trasformato in una polveriera all’inizio degli anni ’90. Le tensioni etniche e religiose, appianate dalle autorità sovietiche, sono esplose in concomitanza con la creazione degli Stati-nazione, vista anche l’impossibilità di tracciare confini statali che soddisfacessero i vari attori in causa. Il processo di indipendenza da Moscadelle ex-repubbliche satelliti è stato segnato da numerosi conflitti interetnici, come dimostra oggi l’esistenza di entità parastatali in Georgia, le repubbliche di Abcasia e dell’Ossezia del Sud, e in Azerbaigian, la repubblica di Artsakh. Alla fine degli anni ’90 e nei primi anni 2000, Mosca ha inoltre ripetutamente inviato l’esercito a combattere e sopprimere i movimenti separatisti di matrice islamista ceceni e daghestani, nell’estremo sud del Caucaso rimasto sotto il controllo della Russia. Le turbolenze regionali rendono dunque il Caucaso fortemente soggetto a ingerenze straniere. La Russia ha sempre considerato la regione come il proprio «giardino di casa». Nell’impellenza di evitare un eccessivo consolidamento dell’Alleanza atlantica a ridosso delle proprie frontiere, le ex-repubbliche caucasiche fungono da cordone di sicurezza, uno degli ultimi rimasti all’interno di un quadro che ha visto molti Stati, un tempo membri del Patto di Varsavia, cambiare bandiera. A differenza di quanto successo in Europa orientale infatti, Mosca ricopre un ruolo centrale nell’area, esercitando ancora oggi una forte influenza.

 

Milanese, nato nel 1998. Analista appassionato di politica e Medio-Oriente, ho studiato alla St Andrews University nel Regno Unito le dinamiche geopolitiche mediorientali, caucasiche e dell'Asia centrale. Il primo libro che mi hanno regalato a cinque anni era una raccolta delle bandiere del mondo e, dopo averle imparate tutte, ho capito che per essere felice ho bisogno di esplorare. Nutro una passione sfrenata per le rivoluzioni e amo raccontarle.

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